Nel 2024 ricorrerà l'ottantesimo anniversario dalla fondazione, che risale al 1944, su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Idealmente si voleva proseguire l'esperienza della FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), creata nel 1906 dall'Azione Cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista.
Oltre un secolo di storia, durante il quale la pratica sportiva si è trasformata da fenomeno di èlite a fenomeno di massa. In tutti questi anni un impegno costante, una ragione di fondo semplice quanto delicatamente gravosa: sostenere uno sport che vada incontro all'uomo.
Gli antesignani: la nascita della FASCI nel 1906 e di Forza e Grazia nel 1923
ll Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. La sua fondazione risale al 1944, su iniziativa della Gioventù italiana di Azione Cattolica, idealmente volendo proseguire l'esperienza della Federazione delle associazioni sportive cattoliche italiane (FASCI). Essa fu creata il 23 agosto del 1906 ad Oropa, in provincia di Biella, dal politico cattolico Mario Gabrielli Conte di Carpegna ad opera di un gruppo di 16 società sportive. Il suo organo informativo ufficiale era Stadium. Dieci anni dopo Mario di Carpegna fondò anche l'ASCI, antesignana dell'AGESCI, primo movimento di scoutismo cattolico in Italia.
La FASCI assume il compito di organizzare lo sport cattolico. È indipendente dalla Gioventù cattolica italiana che tuttavia nominerà di diritto 9 dei 18 membri del suo consiglio direttivo. La FASCI era una associazione riservata esclusivamente agli atleti maschi.
All'interno del mondo cattolico si apre un acceso dibattito tra i fautori della ginnastica come unica espressione di attività fisica e i fautori di un allargamento alle attività sportive in genere. La ginnastica è reputata più adatta alla formazione del giovane cattolico per temprarlo alle vicende della vita mentre lo sport appare addirittura pericoloso e troppo legato ad interessi lucrativi.
Alla fine, al di là di ogni dibattito, fu la realtà a determinare l'indirizzo, e la realtà fu che i giovani scelsero le attività sportive, in particolare il gioco del calcio. E a quel punto la Chiesa cattolica dovette organizzarsi ad accogliere nei suoi oratori le attività sportive.
La FASCI, dopo la sua fondazione, cresce in modo esponenziale, raggiungendo nel 1910 (appena 4 anni dopo la sua fondazione), ben 204 società federate per un totale di 10.000 iscritti, superando così la Federazione Ginnastica d'Italia, la più antica Federazione sportiva d'Italia, fondata nel 1869.
Sin dai primi anni della sua attività, la FASCI curava anche la formazione dei tecnici, ma soprattutto è con la FASCI che per la prima volta in campo sportivo si pensa ad una assicurazione contro gli infortuni, grazie alla iniziativa del Circolo sportivo dell'Oratorio Valdocco di Torino (quello da cui partì l'opera di San Giovanni Bosco), che stipula il primo contratto con l'Italiana Assicurazioni.
La FASCI entra a far parte nel 1911 della UIOCEP (Unione internazionale delle opere cattoliche di educazione fisica) assieme ad altri 9 paesi (tutti europei tranne il Canada), che raccoglieva 2.000 società e 150.000 iscritti e alla cui presidenza fu chiamato il presidente nazionale della FASCI, il conte Mario di Carpegna. L'UIOCEP sospese le sue attività nel 1939 con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e risorse nel 1946 con il nome di FICEP (Federazione internazionale cattolica di educazione fisica e sportiva), attualmente ancora esistente, ma di cui il CSI ha scelto di non fare più parte.
Nel 1923 l'Azione Cattolica dà vita anche al movimento "Forza e grazia", associazione analoga alla FASCI ma dedicata esclusivamente alle donne, la cui fondatrice e presidente nazionale fu Armida Barelli. Forza e grazia, antesignana poi della Federazione Attività Ricreative Italiane (FARI), si occupava prevalentemente di attività ginnico-sportive; le sue società, al pari di quelle della FASCI furono oggetto di vessazioni continue da parte del regime fascista che vedeva negativamente i movimenti sportivi che non fossero inquadrati nell'ENEF e nell'Opera nazionale balilla. FASCI e Forza e Grazia furono costrette così a disciogliersi nel 1927 in esecuzione del Regio Decreto 6 novembre 1926, n. 1848 (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza - TULPS), che stabiliva lo scioglimento di tutti i partiti, sindacati, associazioni e organizzazioni non fasciste e che venne emanato d'urgenza dal Governo italiano, appena una settimana dopo il fallito attentato subito da Benito Mussolini ad opera del giovanissimo anarchico Anteo Zamboni a Bologna in occasione del nuovo Stadio Littoriale (ora Stadio "Renato Dall'Ara").
Successivamente allo scioglimento di tutte le associazioni e organizzazioni politicamente "laiche", le varie attività di rilevanza sociale e di massa, ivi comprese quelle sportive, passarono sotto la gestione e i programmi del Partito Nazionale Fascista e degli organi di governo locali e nazionali, senza più possibilità di vita democratica e libera iniziativa.
La fondazione del Centro Sportivo Italiano
Medico torinese nato nel 1902, il Cav. Luigi Gedda, professore di genetica medica a "La Sapienza" di Roma, spese la sua vita tra la fede e l'impegno scientifico, sociale e politico. Fu Presidente della GIAC e di AC, fondatore della casa editrice AVE, direttore del giornale "Il Vittorioso", fondatore dell'Associazione Nazionale Maestri Cattolici, attivista della DC e creatore dei "Comitati Civici", ma anche notissimo genetista di fama internazionale, esperto di gemellologia. Gedda, scomparso il 26 settembre 2000 e oggi sepolto al Cimitero Monumentale del Verano a Roma, è ricordato come una delle più importanti e brillanti figure dell'associazionismo e dell'attivismo cattolico italiano.
Il 5 gennaio 1944, alla vigilia della Liberazione di Roma dalle truppe tedesce, la Direzione generale dell'Azione Cattolica approvò la proposta del prof. Luigi Gedda, di intraprendere la costituzione di un organismo specializzato per lo sport, con la denominazione di Centro Sportivo Italiano (C.S.I.).
Pur dichiarandosi quale prosecuzione ideale della FASCI, la stessa nuova denominazione, nei confronti della precedente, voleva indicare una precisa apertura apostolica verso tutta la gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive cattoliche.
Nella primavera una apposita commissione, installata dalla Presidenza centrale dell'Azione Cattolica, redige una bozza di statuto e di regolamento organico. Nell'autunno del 1944 viene approvato il primo Statuto del CSI, che pone a fondamento dell'azione associativa il fine di "sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell'individuo": questo sport dalla forte valenza educativa va esteso al "maggior numero possibile di individui". È il principio cardine dell'Associazione: il CSI è promosso da cristiani, ma è aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno sport a servizio dell'uomo.
La nuova associazione, che muove i primi passi in un'Italia ancora divisa in due, afferma nella nascente Italia democratica il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente per praticare un'attività sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove anche gli impianti sportivi mostrano i segni della guerra appena terminata, lo sport del CSI si forma inizialmente all'ombra dei campanili: le sue Società sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi.
Le donne e lo sport: la realtà della F.A.R.I.
Nel 1944 la Gioventù femminile di Azione cattolica costituisce la Federazione attività ricreative italiane (F.A.R.I.), ideale prosecuzione della tradizione di "Forza e Grazia", inserendosi in un settore che, per quanto riguarda il mondo femminile, ha precedenti piuttosto deboli. Gli scopi dell'associazione sono: «a) promuovere la costituzione di gruppi che desiderano svolgere attività ricreativa e federarli al Comitato nazionale; b) sviluppare l'attività dei gruppi federati offrendo ad essi l'opportunità di procurarsi mezzi adatti alla formazione tecnica e spirituale delle dirigenti, istruttrici, aderenti; interessando enti competenti per ottenere un adeguato perfezionamento dell'attrezzatura tecnica; svolgendo un'efficace azione presso le autorità competenti perché siano rispettati i presupposti morali e igienici dello sport femminile riguardo alle manifestazioni ed alle singole partecipanti; coordinare l'attività dei gruppi federati in rispondenza alle esigenze ricreative e sportive proprie della Federazione».
L'associazione stipula una convenzione speciale con il Centro Sportivo Italiano, che garantisce una più solida assistenza tecnica. Lo sviluppo della FARI, nonostante l'ampliamento progressivo dei campi di interesse, risulta, comunque, faticoso: nel 1955 raccoglie l'esiguo numero di 1.500 atlete. L'associazione si interessa della promozione dello sport nella scuola, organizzando nel 1962 i criterium studenteschi femminili. Alla fine degli anni Sessanta, in parallelo al CSI, matura progressivamente una riflessione critica sulla natura organizzativa e conseguentemente sul significato dello sport come fattore educativo e sociale. Questo processo conduce la FARI, sotto la presidenza di Grazia Fuccaro, a mutare profondamente la struttura e la proposta educativa, pur restando nel solco dell'ispirazione cristiana.
Pio XII, il "Papa degli sportivi"
Se Gedda è lo stratega della organizzazione cattolica dello sport, è tuttavia Papa Pio XII che ne definisce gli
obiettivi ideali, i princìpi educativi, le finalità morali. È stato scritto che Pio XII "ultimo Papa d'una chiesa ierocratica in una visione simbolica post conciliare, è invece tra i
primi, forse il primo, pienamente inserito in una società di massa" e che "ebbe il senso vivissimo dei mezzi di comunicazione di massa, cogliendone il potere reale e dedicando ad essi
grande cura". Anzi si può affermare che Papa Pacelli fece degli strumenti di comunicazione di massa uno dei mezzi privilegiati per l'instaurazione di quella societas christiana che
costituì uno dei tratti più significativi del suo pontificato.
E certamente lo sport rientrava fra gli strumenti di comunicazione di massa. Non a caso, nei suoi vari discorsi il riferimento allo sport è frequente e sicuramente per assiduità non ha
precedenti coi suoi predecessori. A ulteriore conferma dell'interesse di Pio XII in materia di sport resta anche tutta una serie di significativi episodi che inauguravano uno stile del
tutto nuovo. Nel 1946 riceveva, ad esempio, ed era la prima volta nella sua trentennale storia, la carovana del Giro d'Italia, secondo una consuetudine che si sarebbe negli anni
ripetuta.
Un episodio significativo dell'attenzione pacelliana allo sport si ha nella pubblica menzione che Pio XII fece di Gino
Bartali in un discorso ufficiale. Il 7 settembre 1947, dinanzi agli Uomini di Azione Cattolica in piazza San Pietro, così si esprimeva "Il tempo della riflessione e dei
progetti è passata. È l'ora dell'azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso. Siate pronti. È l'ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria.
Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione Cattolica: egli ha più volte guadagnato l'ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben
più nobile palma".
Ad ognuno il suo sport
Già nell'immediato dopoguerra il CSI si fa promotore di innovative proposte di attività sportiva, modellate per le diverse fasce di popolazione. Nei mesi di maggio e giugno 1945 il
CSI organizza, con la collaborazione tecnica delle Federazioni sportive nazionali e del CONI, i Campionati Studenti
Medi. Hanno fatto seguito, nei mesi estivi, i Campionati Sportivi del Lavoratore, ideati e lanciati dal CSI
al quale si sono poi uniti il CONI, l'ENAL e la CGIL.
Nel 1945, in collaborazione con la GIAC, nascono anche i Campionati Studenteschi, che promuovono la pratica sportiva
nelle scuole di tutta Italia, mentre nei primi mesi del 1949 debuttano i Campanili Alpini (in collaborazione
con la FISI e il settimanale per ragazzi della GIAC "Il Vittorioso") e, successivamente, i Campanili Marini, che
mirano a diffondere, rispettivamente gli sport invernali e natatori, in ogni Comune tra gli italiani delle diverse età.
Contemporaneamente si organizzano su tutto il territorio nazionale anche attività di tipo tradizionale, in accordo e collaborazione con le Federazioni Sportive Nazionali.
Negli anni successivi si replica con intensità crescente. Si gioca e si gareggia dappertutto sotto i colori blu-arancio del CSI: non solo nei cortili delle Parrocchie, ma anche negli
stadi, nelle piazze, sulle strade. Nascono il Trofeo della Montagna (1946), organizzato, in collaborazione con
gli Alpini, per i "militari, valligiani e cittadini"; Ju Sport, per i ragazzi dai 10 ai 14 anni; Sport Vitt e le Olimpiadi Vitt, per i giovani dai 16 ai
20 anni.
Seguirà anche Arcobaleno sport: una serie di attività adatte ai ragazzi, che si articolano in otto trofei dai colori
dell'arcobaleno e comprendono pallacanestro, nuoto, atletica leggera, pallavolo, calcio, rugby educativo, pattinaggio, tennistavolo.